mercoledì 8 dicembre 2010

Γαλαξίας con una stella di bronzo: la "nostra" Giuliana!!

Sabato 4 dicembre 2010 tutti insieme appassionatamente partiamo da Casatenovo (Lc) diretti a Sauze d’Oulx. In macchina siamo in cinque, si ride, si scherza e si chiacchiera, ma inevitabilmente il finale è uno solo “ma quanto freddo farà”.
 
Più ci si avvicina alla meta e più la temperatura scende: meno cinque, meno quattro, meno tre … zero gradi, siamo arrivati.
Ci affrettiamo a ritirare i pettorali, previo controllo del materiale obbligatorio.
Quanti amici incontro, quanti visi noti, ci salutiamo, scambiamo le solite frasi di rito “come stai”, “sei in forma”, ecc., ma anche con loro si finisce con una sola frase “ma quanto freddo farà”.

Ore 18.00 è il momento della partenza, sotto il gonfiabile, gli organizzatori ci rassicurano che quest’anno il clima ha deciso di essere più clemente rispetto allo scorso anno: in quel momento al Colle del Frateve a quasi 2.700 mt, il punto più alto che dovremo raggiungere, ci sono circa -15 gradi, quando transiteremo, è previsto che il termometro scenda a -18°.

Serata stupenda, cielo stellato, assenza di vento, si parte, subito ci aspetta la prima salita, la più impegnativa che da Sauze d’Oulx 1.509 m. ci porterà a Monte Fraiteve 2.701m..

Sono le 18.00 ma il buio è quello della notte fonda, siamo 550 trailers (330 sul percorso da 30 Km, 220 su quello da 10 Km) ma ogni uno di noi sente solo il rumore dei suoi passi sulla neve, quel rumore unico, inconfondibile che si trasforma in una voce, la voce della nostra coscienza, la voce dell’uomo che è dentro di noi, quell’uomo che ci mette “a nudo”, quell’uomo al quale non possiamo mentire.

Affronto bene la prima salita, è impegnativa ma riesco a corricchiare quasi sempre, le sensazioni sono buone non avverto la fatica degli oltre 1.000 mt di dislivello positivo.
Eccomi in vetta, un passaggio veloce al ristoro per bere qualcosa di caldo e giù in “picchiata” verso Sestriere (2.050 mt).
Di fatto si corre sulla pista da sci e quindi si può immaginare la pendenza e la velocità di corsa, devo stare attenta a non scivolare altrimenti arrivo in fondo sotto la veste di “valanga azzurra”.
Passaggio nel centro del paese, altro ristoro e via questa volta mi aspetta la seconda salita al Col Basset 2.596 mt., è la stessa dello scorso anno, mi ricordo che l’avevo affrontata con grinta, di buon passo, avanzando con caparbietà verso la cima (quest’anno il percorso è stato quello “originale” studiato per la gara, l’altro anno a causa delle basse temperature e del vento forte era stato modificato).
Con questi pensieri inizio l’ascesa ma ben presto mi rendo conto che la neve non sempre mi sostiene e spesso, pur non affondando, il terreno diventa scivoloso e anziché un passo in avanti rischio di farne due all’indietro.
La fatica, lo sconforto mi fa dubitare di riuscire ad arrivare al Col Basset, il tratto da affrontare è ancora lungo.
Cerco un po’ di energia in una sorta di gel liquido che ho con me ma è ghiacciato, passo alla bevanda che ho messo nel camel bag ma anche questa è ghiacciata, allora chiedo aiuto a un ragazzo che mi sta raggiungendo e mi faccio prendere una barretta da una taschina dello zainetto, avrei potuto fermarmi e prenderla da sola ma avevo bisogno di scambiare due parole, di avere un po’ di conforto, qualcuno che mi “tirasse su”. Una barretta non mi basta, ne ho sentito il beneficio ma non mi basta. Sta per sopraggiungere un altro trailer, chiedo anche a lui la stessa cortesia. Le barrette sono quasi ghiacciate, faccio fatica a scartarle, al diavolo un po’ di carta non ha mai ucciso nessuno!!! Non c’è il due senza il tre e quindi non mi resta che chiedere al terzo ragazzo! Questa volta lo conosco è Beppe Marazzi, insieme abbiamo corso in coppia un’altra gara, abbiamo condiviso un’esperienza unica, questa volta l’aiuto è decisivo, anche Lui mi dice di essere stanco, di fare fatica, “dai Giuliana non mollare”. Alzo lo sguardo vedo la luce, arrivata là so che si scollina. Mi fermo faccio un respiro profondo, sono di nuovo sola ma ho ritrovato me stessa e quindi, benché  con fatica, riparto. Mi ritrovo sulla vetta, adesso mi manca solo la discesa fino a Salice, l’arrivo è lì, mi aspetta. Giù di nuovo a “ruota libera”, le gambe girano, non sono poi così stanche, corro libera e felice, davanti a me la luce di una frontale, qualcuno che mi precede, non devo perderla d’occhio, ho troppa paura di sbagliare il percorso.
Arrivo a Salice, i volontari e le persone che stanno seguendo la gara, m’incitano “bravo, bravo, dai che è finita”, poi quando capiscono che sono una donna un po’ perché sbalorditi, un po’ perché inteneriti, mi fanno un tifo ancora più caloroso.
Finalmente l’arrivo è davanti a me, un traguardo particolare come la gara, il gonfiabile è posto davanti all’ingresso dell’Hotel La Torre, devo varcare la soglia, togliermi le scarpe e fare l’ultimo tratto all’interno, una rampa circolare di 7/8 piani.
Sono talmente emozionata che devo chiedere aiuto per togliermi le scarpe, la gente è lì intorno che applaude, salgo in volata sulla moquette verde, corro leggera e gioiosa, ho dimenticato la fatica.
Adesso c’è solo la voglia di godere di quei momenti, di quei gesti, di quei sapori che nella quotidianità diamo per scontati ma che invece dopo una gara si apprezzano in modo particolare: una bella doccia calda, un buon pranzo, una birra con glia amici e un meritato riposo.
Grazie Nico, grazie Mau, grazie a tutti quanti si sono adoperati per noi partecipanti, e arrivederci al prossimo anno.

Giuliana
Valetudo Skyrunning Rosa

Da parte mia e di tutti i ragazzi del GioveDìCorsa è stata un'altra soddisfazione scambiarsi sms con scritto "Giuliana 3a, che spettacolo!!". 
Avanti così.

1 commento:

KayakRunner ha detto...

Giuliana invidio la tua volontà: è solo così che si riescono a raggiungere certi risultati! Complimenti sinceri (anche x come scrivi....)